“D’un tratto, mi resi conto di trovarmi nella stessa identica situazione in cui si erano trovati molti dei miei personaggi letterari preferiti: Raskòlnikov di Dostoevskij, Malte Laurids Brigge di Rilke, il giovane scrittore in Fame di Hamsun: solo nella mia stanza, completamente alienato dalla società. Non era una condizione di cui andassi fiero, e l’idea di non passare il Natale a casa mi rattristava. Ma qualcosa dentro di me mi aveva spinto a scegliere l’isolamento. Iniziai a scriverne nel mio diario, cercando di individuarne la causa. Improvvisamente capii di avere per le mani il soggetto per un libro. Rivoltai il diario e in cima alla pagina scrissi: «Note per un libro: “L’outsider”». In due pagine ne abbozzai uno schema piuttosto completo. Quella sera, mi addormentai con un senso di profonda soddisfazione; mi sembrava di aver passato il Natale più bello di tutta la mia vita” .
Tradotto in oltre trenta lingue dal suo primo apparire in Inghilterra nel 1956 (in Italia fu pubblicato da Lerici nella traduzione di Aldo Rosselli ed Enzo Siciliano e da allora, a differenza di quanto accadde nel resto del mondo, curiosamente dimenticato), L’Outsider, scritto in una sala di lettura del British Museum in un periodo in cui l’autore dormiva in un sacco a pelo in un parco, è uno dei classici “underground” più importanti e amati dell’intero Novecento. Attraverso l’opera e la vita di artisti, scrittori e filosofi come Kafka, Camus, Hesse, Hemingway, Nietzsche, Barbusse, Van Gogh, Blake, Sartre, Gurdjieff e Dostoevskij, Colin Wilson esplora la psiche e il ruolo di chi “vede troppo e troppo lontano” e giunge a definire un nuovo modello di conoscenza e libertà.