Mi ritrovai a guardare il mio cielo luccicante di stelle, cercando di vedere oltre l’illusione universale e dentro la realtà assoluta. Ma, purtroppo, il Mondo Reale non si trovava in nessuna direzione fisica rispetto al mio. Non era nel mio universo, come io non ero nel suo.
Allo stesso tempo, però, era ovunque attorno a me, nascosto da un velo elettronico.
E se il nostro mondo fosse soltanto un esperimento virtuale sfuggito di mano al proprio creatore?
Il mondo come illusione, semplice immagine e simulacro di una Realtà superiore e inattingibile, dove esistere è un fatto assoluto. O forse no.
Un demiurgo sadico e onnipotente che gioca a sentirsi un Dio. Una rappresentazione gnostica e visionaria dei nostri giorni e di quelli a venire, in cui l’umanità intera si trova imprigionata in un sistema claustrofobico che ruota intorno ai sondaggi politici e alle previsioni di marketing.
C’è un libro che racconta tutto questo e che ha ossessionato autori tra di loro diversissimi come il cineasta tedesco Rainer Werner Fassbinder (che ne trasse un film bellissimo e allucinato), il filosofo e storico delle religioni rumeno Ioan Petru Culianu e lo scienziato inglese Richard Dawkins, influenzando poi, a distanza di oltre tre decenni dal suo primo apparire, un altro film, Matrix, e l’idea stessa di realtà e apparenza di ogni cosa che ne è alla base.
Questo libro fu scritto da un autore oggi pressoché dimenticato, l’americano Daniel F. Galouye.
Questo libro è Il mondo sul filo.